“Non si fa” con amorevolezza

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“Non si fa” con amorevolezza

Buongiorno dottore,

Le scrivo perchè sono avvilita. Non riesco infatti a gestire bene i comportamenti di mi figlio che ha tre anni e un fratellino di quasi 3 mesi.

È capriccioso e se dico di no a qualcosa fa il gesto di picchiarmi, non ascolta, lancia oggetti, urla per far sentire la sua…

Non so cosa fare.

Io adotto dialogo ecc… Ma ultimamente sto andando a castighi.

Per fare un esempio: l’altro giorno eravamo per negozi, improvvisamente ha deciso di non camminare più e si è sdraiato in mezzo alla strada gridando.

Io l’ho sgridato e gli ho dato una sculacciata, ma sono stata malissimo!

Non so più che fare…

Cara signora… Fa il gesto di picchiarla?

“NON SI FA!”

Faccia serissima, tono fermo, deciso e una parola sola: NO!

È successa una cosa gravissima e la vita si è fermata!

La mamma morbida e dolce non c’è più!

Nessuna trattativa, nessuna spiegazione. Il fatto sta lì ben chiaro ed è gravissimo!

Help! Che si fa?

Semplice, non si farà mai più!

“Ma come?” “Non si deve spiegare?”

“Il bambino deve capire perchè non si fa!”

“Deve capire che in un negozio non si può stendere a terra!”

“Si deve spiegare che la mamma si fa male…!”

“Tutti i libri sulla educazione lo spiegano bene!”

Certo che si deve spiegare sempre e che l’autorità deve essere autorevolezza non tirannia!

Ma a due tre anni manca la capacità di seguire i nostri discorsi complessi pieni di parole e concetti astratti!

Noi non ci facciamo caso, ma le nostre comunicazioni adulte ne sono pieni!

A due, tre anni i discorsi passano attraverso il non verbale, e sono emozioni.

A quella età il riferimento sono mamma e papà. Loro sono il SI e il NO.

I grandi sistemi dei “perché sì e perché no” li spiegheremo, certo, ma più in là!

Ora la responsabilità etica del cosa è bene e cosa è male, è del genitore.

Ora serve solo far sentire, in modo immediato e semplice, che un’azione negativa comporta una censura e una perdita del contatto emotivo con la persona di riferimento: la mamma!

Meglio non ripeterla, punto.

Mai un giudizio negativo sulla persona! Ma chiaro e semplice sull’azione.

L’esperienza di un “NO” fa arrabbiare e fa dare le “botte” a mamma.

La rabbia è energia libera che il cervello pompa per superare l’ostacolo che si para davanti!

Importante e utile!

Ma la “reazione bambina” immediata e violenta è “togliti di mezzo e fammi passare!”

Il bambino usa la manina e dà le “botte”.

Un adulto che è rimasto a quello stadio e non sa gestire il controllo, può usare un cazzotto o un coltello e… passare un guaio!

La parte più importante della educazione è aiutare il bambino a gestire questa iniezione di rabbia per imparare ad incanalarne l’energia in un percorso costruttivo e non distruttivo!

Detto con parole tecniche: Imparare il controllo e la resilienza!

Chi acquisisce queste due fondamentali competenze ha una grandissima probabilità di avere successo nella vita!

…E il tempo giusto per acquisirle è proprio nella età difficile dei due tre anni!

E allora tocca noi genitori lavorare e lavorare su questo.

Se il NO fermo e chiaro con cui è necessario scontrarsi viene dalla mamma, cioè la persona più amata e da cui si dipende emotivamente, ed è su piccole cose come piccoli capricci, è più facile imparare a controllarne la reazione “omicida” aggressiva conseguente!

I capricci dei due tre anni sono un momento difficilissimo, ma sono una palestra fondamentale per diventare adulti sicuri ed equilibrati!

 Se il NO si perde tra mille chiacchiere che scivolano via…

se la mamma si mette sullo stesso piano del bambino e “bisticcia” con lui quasi da pari…

se “contratta una pace” (o “implora una tregua”!) senza definire chiaramente che il ruolo guida è il suo…

Resta una gran confusione!

“Sì mamma scusa!” Ma di che? Boh!

Se il NO si perde un una sceneggiata spaventosa…

se mamma si arrabbia ma perde il controllo della sua rabbia…

se urla e il suo gridare diventa uno sfogo…

se scappa pure uno scapaccione (speriamo di no!)

Il bambino si spaventa e si ferma, ma l’inondazione della paura (e speriamo non del dolore!) travolgono tutto!

Il “perché è successo” lascia il posto al “io sono cattivo” e la rabbia che sarebbe dovuta servire per costruire un percorso positivo si trasforma in… rancore!

(represso perché la mamma è sacra, ma presente sotto traccia!)

Commento in sola parola: HELP!!

E allora…

Il NO fermo è legato all’azione. Inflessibile, senza se e senza ma. Nessuna contrattazione.

…Ma dura poco!

Non è mai seguito da conseguenze durature, giudizi sulla persona o punizioni complicate!

Tutto termina SEMPRE con un abbraccio affettuoso!

Perché “il brutto capricetto ci ha fatto piangere, ma tu sei sempre bello bravo e buono, l’amore della tua mamma!”

“Meno male che lo abbiamo cacciato via!”

Tutto finito!

Si riparte!

 

Un mio vecchio post qui ci sta bene come riassunto. Eccolo:

Una sgridata:

Non dovrebbe spaventare…

Non dovrebbe umiliare…

Non dovrebbe far male…

Non dovrebbe essere una esplosione di ira…

Non dovrebbe essere una punizione lunga…

Non dovrebbe perdersi in spiegazioni complesse…

Ho detto “non dovrebbe.” (facciamo che… ci proviamo!)

Una sgridata dovrebbe essere:

Fermezza, non rabbia.

Un “NO” chiaro. Mirato all’azione, non alla persona.

Una risposta immediata ad una azione sbagliata.

Accompagnata ad un verbale che non permetta dubbi.

Breve, acuta, decisa.

Ma sempre concludersi con un abbraccio e un bacio che la cancella dal cuore!

Perché “non si fa! ”Ma tu sei sempre bello bravo e buono, l’amore della tua mamma!”

dott. Tommaso Montini, pediatra

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