I compiti a casa.
Carissimo dottore, la mia bimba, terza elementare.
Ogni volta per i compiti scolastici pomeridiani si ingaggia una piccola lotta.
La mia bimba mi vuole sempre accanto ma allo stesso tempo non vuole essere aiutata nè consigliata.
Alle volte si scoraggia facilmente e se provo a darle una mano si innervosisce ancora di più e partono pianto e disperazione.
A niente vale rassicurarla. Soffre della sindrome della vergogna per l’errore.
Ho sempre cercato di confortarla sugli errori mettendo in mostra anche i miei e dicendo vedi la mamma sbaglia sempre e non fa niente!
La lodo anche se fa un piccolo esercizio da sola però è pur vero che se sbaglia la correggo.
Non riesco proprio a farle fare esercizi sbagliati per paura che l’errore si radichi visto che è una grandissima testona. Il 2+2 fa 5 se lei ritiene che sia così….cosa posso fare?
Mi consiglia qualche atteggiamento che possa aumentare la serenità durante i compiti?
Paura degli errori… tutti l’abbiamo.
Ma dagli errori si impara e quindi lasciarli fare spesso fa anche bene.
Se posso permettermi di consigliare io eviterei di impicciarmi nei suoi compiti.
Sono suoi e c’è una maestra (adesso ce ne sono anche due o tre) che è deputata per correggerli.
Lasciarla sbagliare e lasciarla affrontare da sola una sua responsabilità è formativo.
Cosa fa la mamma? La mamma sostiene e incoraggia.
“Dai che ce la fai!”
Rassicura, aiuta a non scoraggiarsi, rialza se si è caduti, apre sempre le porte ad un’altra possibilità.
Ma non si butta nel ring per combattere al posto della sua bambina!
La piccina non è una grandissima testona.
Si diventa testoni quando i livelli di stress superano una certa soglia e il cervello, in balia degli ormoni della tensione, smette di pensare.
Si diventa testoni quando la cosa che si fa non è interessante e il cervello vaga da qualche altra parte.
Si diventa testoni quando ci si scoraggia e il cervello rinuncia a ragionare.
E allora?
E allora si lavora sull’autostima per aiutare il piccolo cervello a connettersi con quello che fa e a rendere al meglio.
E poi si lavora perché il cervello sia attratto e non annoiato da quello che si fa.
Si impara infatti facilmente e bene quello che emoziona e piace.
Un buon insegnante infatti è quello che sa spiegare bene, ma soprattutto quello che sa appassionare!
Ma non si “devono” fare i compiti?
Non si deve insegnare il “dovere”?
Sì, certo. È importante anche questo.
Ma proprio per questo non dobbiamo fare al posto loro per evitargli un rimprovero della maestra!
“Mamma sbaglia sempre e non fa niente!”
No, fa.
Alla sua età non c’è bisogno di dire che “anche mamma fa errori” o “che non fa niente”!
Ci tocca insegnare che gli errori vanno corretti e mamma ha il “compito” (scomodo) di farlo.
Ma un errore è il “fare sbagliato” e correggerlo significa incoraggiare per non farlo più.
Altra cosa è “l’essere”.
Una correzione si accompagna sempre al sostegno “dell’essere”: “Tu sei bella, brava, buona e puoi certamente farcela”!
“Coraggio, vedrai che la prossima volta lo saprai fare!”
Non c’è nessun giudizio sulla persona e resta sempre la stima di mamma, che è la base per fare meglio.
- Lasciarla sola a fare i compiti sottolineando il valore di questo impegno importante
- solo sedersi accanto un attimo per una carezza o per dirle “brava!”
- crearle intorno un contesto di rispetto e silenzio per il “suo lavoro”
va meglio di un “allora facciamo i compiti” che deresponsabilizza, annoia e fa staccare le connessioni del cervello.
E se sbaglia?
Porterà a scuola compiti sbagliati.
Dovrà imparare a gestire la frustrazione di una correzione a scuola, ma troverà a casa una mamma che sarà pronta a infonderle fiducia per far meglio domani.
E se è riuscita a far bene da sola?
Tornerà piena di orgoglio e di felicità da condividere con la sua mamma!
La mamma l’abbraccerà forte, smetterà di fare le sue faccende per ascoltare tutto il suo racconto (che è importantissimo) e la premierà con un bacio forte.
Un bacio che confermerà tutta la stima e l’orgoglio necessari come rifornimenti emotivi per un compito più difficile domani!







